L’osteopatia fasciale ha lo scopo di regolare gli squilibri tensionali del tessuto fasciale.
L’approccio mio-fasciale, quindi, comprende quell’insieme di tecniche che si rivolgono ai muscoli (mio-) e alla fascia (-fasciale). Lo scopo di questo approccio è eliminare le tensioni eccessive, migliorare la postura e risolvere dolori muscolo-articolari.
Cos’è il tessuto fasciale
La parola -fasciale si accompagna spesso al prefisso mio- in quanto i muscoli sono tutti interamente rivestiti dalla fascia, rendendo queste due componenti (muscoli e fascia) strettamente interconnesse e dipendenti l’un l’altra.
La fascia, infatti, è il tessuto connettivo che riveste l’intero corpo umano. È una sottile membrana bianca e la possiamo osservare per esempio quando prendiamo e tagliamo un pezzo di carne. La fascia riveste internamente tutto il nostro corpo: riveste non solo i muscoli, ma anche i nervi e ogni organo interno.
La cosa fondamentale, su cui si basa gran parte dell’osteopatia, è che questo tessuto fasciale non si interrompe mai: la fascia è un unico tessuto che riveste ogni cosa senza interruzioni. Le tecniche mio-fasciali sono manipolazioni che hanno lo scopo di lavorare proprio sulle disfunzioni del tessuto connettivo fasciale e ridurre quindi i sintomi che ne derivano.
Il tessuto mio-fasciale e le sue disfunzioni
La fascia, come tutti gli altri tessuti del corpo può andare incontro a disfunzioni. È piuttosto frequente riscontrare restrizioni e rigidità in alcuni punti di questo tessuto. Questo si può tradurre in dolore locale, rigidità muscolare oppure ridotta mobilità articolare.
Pensate al caso in cui inciampando, appoggiaste male il piede a terra e vi stortaste la caviglia. Il trauma distorsivo crea nei tessuti una trazione traumatica e una successiva rigidità con difficoltà nel muovere la caviglia. Oppure, immaginate di fare per anni un lavoro in cui sono sovraccaricati i muscoli della schiena. Le tensioni nei tessuti col tempo diventano croniche, si generano contratture muscolari e, alla lunga, si riduce la mobilità della colonna con conseguente lombalgia.
In entrambi questi casi l’osteopata può intervenire con una serie di tecniche mio-fasciali e riportare equilibrio tra le tensioni di trazione e contrazione muscolare, legamentosa e tendinea. Le tecniche saranno rivolte alla zona dolente, dove è stato localizzato il trauma ma saranno rivolte anche in zone del corpo un po’ più distanti, fin dove il tessuto fasciale rimane in tensione. Da qui si può comprendere l’importanza del trattamento osteopatico mio-fasciale, soprattutto in chiave preventiva.
Le catene disfunzionali e tensioni fasciali a distanza
Nel corpo umano, questo collegamento ininterrotto tra ogni parte del corpo genera quelle che in osteopatia vengono chiamate catene mio-fasciali. Si tratta di veri e propri percorsi di tessuto muscolare e connettivo che, a catena, attraversano il corpo. Il collegamento tra le varie parti della catena non è solo anatomico, ma anche e soprattutto funzionale. Se creo una trazione alla base della catena, questa trazione si potrà percepire fino alla sommità della catena.
Il concetto di catena muscolare è alla base del concetto di postura. Immaginiamo una qualsiasi persona con una contrattura a livello dei polpacci. Secondo un principio di compensi e adattamenti, il nostro corpo farà di tutto per non farci sentire dolore ed eviterà quindi che questi muscoli contratti si stirino, perchè l’allungamento provocherebbe dolore. Come detto prima, seguendo la catena miofasciale, la tensione sul polpaccio verrà trasmessa alla parte posteriore della coscia, che si adatterà a sua volta, poi al bacino e alla zona lombare e poi forse anche più sopra. Da un adattamento difensivo del corpo, si è presto generata una catena disfunzionale che, con il tempo, altererà la postura e, terminati i compensi possibili, genererà dolore.
Ogni catena mio-fasciale ha una precisa distribuzione topografica nel corpo e una precisa funzione. In un trattamento di tipo mio-fasciale specifico a livello delle catene l’osteopata cercherà di individuare l’origine della tensione nella catena permettendone una corretta circolazione ed innervazione. E’ compito dell’osteopata valutare l’origine del dolore e della disfunzione che, proprio “a causa” delle catene mio-fasciali, spesso si trova molto distante dal dolore riferito.
Osteopatia fasciale e trattamento muscolare
Come si può immaginare, la particolarità della fascia di avvolgere tutte le parti del corpo senza interruzioni e creare delle catene funzionali la rende molto interessante agli occhi degli osteopati.
Sapendo come tutto il corpo è connesso in ogni sua parte, possiamo capire perché, durante le sedute, l’osteopata non tratta solo la zona di dolore, ma anche altre parti, apparentemente sconnesse tra di loro. Si comprende anche perché durante l’anamnesi della prima visita l’osteopata possa fare domande che sembrano centrare poco con il nostro problema.
Dopo una seduta osteopatica con approccio mio-fasciale la percezione nel proprio corpo è di una minore rigidità, maggiore leggerezza e riduzione del dolore locale. Questo è il risultato dell’aumento della circolazione sanguigna e del deflusso linfatico nei tessuti trattati associata alla riduzione della densità del tessuto connettivo. Il nostro corpo può così lavorare meglio.
Attraverso un approccio mio-fasciale, quindi, si può arrivare in profondità nei tessuti disfunzionanti riducendone le tensioni e migliorandone il reciproco scorrimento. Sono tecniche molto usate nell’ambito sportivo e di rieducazione posturale ma sono molto efficaci anche a scopo preventivo.
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