Piede piatto nel bambino: quando preoccuparsi?

Il piede piatto nei bambini è una delle preoccupazioni più comuni tra i genitori, soprattutto quando il piccolo inizia a muovere i primi passi.

Vedere il piedino senza arco plantare ben definito può generare dubbi e ansie: “È normale? Bisogna intervenire subito? Può creare problemi in futuro?”. La risposta, nella maggior parte dei casi, è rassicurante: fino ai 5-6 anni è assolutamente normale che i bambini abbiano il piede piatto.

Cosa significa avere il piede piatto?

Quando si parla di piede piatto, si intende una condizione in cui l’arco plantare è assente o molto ridotto e la pianta del piede tocca quasi completamente il terreno. Nei bambini piccoli questo fenomeno è fisiologico, cioè fa parte dello sviluppo naturale, ma in alcuni casi può persistere anche oltre l’età scolare.

Se il piede rimane piatto a lungo, può diventare un problema perché il piede è la base di sostegno dell’intero corpo: un appoggio non corretto può influenzare la postura, provocare dolore a piedi, ginocchia e schiena, e rendere più difficoltoso camminare o correre in modo armonioso. Per questo motivo, quando la condizione si prolunga nel tempo o è associata a sintomi, è consigliato chiedere una valutazione a un pediatra o a uno specialista.

Perché i bambini nascono con il piede piatto?

Alla nascita e nei primi anni di vita, infatti, la struttura del piede non è ancora completamente formata. L’arco plantare, cioè quella curva che caratterizza il piede adulto, si sviluppa gradualmente grazie alla maturazione dei muscoli, dei legamenti, delle ossa e della coordinazione neuromotoria, cioè la capacità del bambino di controllare i movimenti e distribuire il peso in modo equilibrato. Per questo motivo, nei primi anni di vita, è frequente osservare un appoggio pieno del piede al suolo, senza alcuna curvatura visibile.

Nella maggior parte dei bambini, l’arco plantare si forma naturalmente tra i 5 e i 7 anni. Questo processo è graduale e non segue tempi identici per tutti: alcuni bambini sviluppano un arco plantare più marcato già verso i 4 anni, mentre in altri la curva si definisce più tardi. Il fattore chiave è la crescita: con il rafforzamento muscolare, il miglioramento dell’equilibrio e l’aumento delle esperienze motorie (correre, saltare, camminare su superfici diverse), il piede si adatta e assume la sua forma tipica.

Cosa possono fare i genitori per favorire uno sviluppo sano del piede?

Un ruolo importante lo giocano le esperienze quotidiane. Ecco alcuni consigli utili per stimolare correttamente il piedino del bambino e, in generale, promuovere un corretto sviluppo motorio durante l’infanzia:

  • Camminare a piedi scalzi: soprattutto su superfici naturali come erba, sabbia o terra. Questo aiuta i muscoli del piede a lavorare in modo spontaneo e a rafforzarsi.
  • Evitare scarpe rigide e troppo contenitive: meglio optare per calzature flessibili, che accompagnino i movimenti del piede senza ostacolarli.
  • Favorire il movimento libero: correre, saltare, arrampicarsi e giocare sono attività preziose per lo sviluppo neuromotorio e posturale.
  • Attenzione al peso corporeo: un eccesso di peso può sovraccaricare i piedi e rallentare la formazione dell’arco plantare.

Quando è opportuno consultare uno specialista?

Nella maggior parte dei casi, il piede piatto del bambino non richiede alcun trattamento specifico. Tuttavia, è bene prestare attenzione se dopo i 6-7 anni la situazione non migliora spontaneamente, oppure se il bambino lamenta dolore ai piedi o alle gambe, fatica a correre, inciampa spesso o presenta un appoggio asimmetrico.

In questi casi, un controllo medico o una valutazione osteopatica possono chiarire la situazione e, se necessario, indicare il percorso più adatto. Un’informazione corretta e una buona dose di osservazione serena sono i migliori alleati per accompagnare la crescita dei nostri bambini, passo dopo passo.

Piede piatto, bambini e osteopatia

L’osteopatia può offrire un valido supporto al bambino con un approccio globale e non invasivo. L’osteopata osserva il bambino non solo a livello del piede, ma in relazione all’intero corpo, soprattutto quando il piede piatto è associato a compensi posturali o a tensioni muscolari che interessano anche ginocchia, bacino o colonna.
L’osteopata può valutare anche il modo di camminare, la mobilità articolare e l’equilibrio globale del bambino. Intervenendo nei giusti tempi, ma senza preoccuparsi prima del tempo, si può stimolare il corretto sviluppo del corpo e prevenire tensioni future.

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